sabato 6 ottobre 2012

UCCELLINI CADUTI DAL NIDO: COSA FARE



Quando ci capita di trovare un nidiaceo fuori dal nido, già impiumato, che sgambetta solo soletto senza meta e non è in grado di volare perfettamente, l'istinto ci induce a raccogliere il piccolo uccellino e a portarlo a casa, pensando di operare nel modo più giusto.
Questo comportamento invece è, in molti casi, sbagliato poiché gran parte dei nidiacei (merli, passeri, civette, verzellini, ecc.) abbandonano spontaneamente il nido per esplorare il mondo sotto la guida e l'aiuto dei propri genitori che provvedono ancora ad alimentarli.


L'ALIMENTAZIONE DEGLI UCCELLI INETTI
Il cibo deve essere appropiato alla specie e all'età dell'animale. Detto questo, diciamo qualcosa sul tipo di alimentazione e sul modo di somministrarla. Tra gli uccelli inetti, ve ne sono di quelli che all'offerta del cibo spalancano il becco. Altri come rapaci, cicogne e aironi preferiscono servirsi da soli. Nelle specie che aprono il becco il cibo deve essere introdotto ben dentro in modo che possa venir facilmente inghiottito. Per introdurre correttamente il cibo nel cavo orale, sopratutto quando si tratta di uccelli minuti, si puo' ricorrere all'ausilio di una pinzetta. Gli uccelli più adulti che già hanno fatto la conoscenza dei veri genitori, sono così spaventati che rifiutano di mangiare. Se è necessario è consigliabile tenere l'uccello in mano, quindi con una leggera pressione del pollice e dell'indice, o con l'ausilio di uno stuzzicadenti introdotto lateralmente alla base del becco, si costringe a spalancarlo quel tanto che basta. Per i meno esperti è consigliabile farsi aiutare da un'altra persona. In genere non passa molto tempo perchè l'uccellino, anche se molto spaventato, impari a collegare la vista del tutote con l'offerta del cibo. Ovviamente le porzioni di cibo devono essere proporsionate alle dimensioni dell'animaletto. Non appena il giovane avrà superato l'età in cui inghiottisce automaticamente tutto ciò che gli viene offerto, rifiuterà i bocconi troppo grossi o non gradevoli. All'inizio però è necessaria molta cautela. Bisogna se possibile evitare di prendere in mano la bestiola, tranne che quando ciò non sia assolutamente necessario, come nel caso dell'alimentazione forzata. Per la salute futura del piccolo è necessario non stringere rapporti troppo stretti con esso, ciò renderebbe difficoltosa la liberazione e la vita autonoma nel propio ambiente. In tabella 2 sono riportati gli alimenti riferiti alle varie specie.
SPECIE
TIPO DI ALIMENTO
Rapaci notturni e diurni
Carne cruda, peli e piume
Corvidi
Alimentazione varia: carne, larve, pastone
Passeriformi granivori
Pastoni, carne, larve, tuorlo d'uovo sodo, piccoli semi
Passeriformi insettivori
Carne, insetti, larve
Cormorani
Pesce e carne
Piccioni
Piccoli semi, pastone
Rondoni
Carne, larve, insetti
Martin pescatore
Pesciolini interi freschi, carne
Upupe e picchi
Carne e larve. Per i picchi nocciole, noci, mandorle tritate
Aironi e cicogne
Pesce e carne, insetti per i più piccoli


Soluzione isotonica per uccelli denutriti e disidratati
Acqua calda
1 litro
Zucchero
1 cucchiaio da minestra
Sale fino
1 cucchiaino da tè colmo
Reidratare giornalmente l'animale con una quantità di soluzione tra il 4% e il 10% del peso corporeo ripartita in almeno 3 somministrazioni

Menu per granivori denutriti
Farina gialla
2 cucchiai
Pastone all'uovo per canarini
1 cucchiaio
Farina bianca
1 cucchiaino
Omogeneizzato di carne
1 cucchiaino
Omogeneizzato di verdura
1 cucchiaino
Acqua calda quanto basta per rendere fluido
Già dal primo giorno lasciare cibo ed acqua a disposizione

Menu per insettivori e carnivori denutriti
Omogeneizzato di carne
Acqua calda quanto basta per rendere fluido
Già dal primo giorno lasciare cibo ed acqua a disposizione
Tabella 2. Alimenti giusti per le diverse specie d'inetti
Per quanto riguarda i tempi di somministrazione dobbiamo tener presenti sia la specie del piccolo, sia la sua età presunta. Per i rapaci il numero dei pasti va da  5-6 con animali molto giovani, fino a tre ma più consistenti in soggetti più grandi. I rapaci alimentati con carne o altri alimenti freschi ricchi di liquidi, non necessitano d'acqua da bere. Stessa cosa vale per gli aironi e le cicogne. Per i corvidi invece le cose si fanno un po' più complesse: il cibo, sempre molto vario, deve essere somministrato ogni ora e nei soggetti molto giovani, ogni quaranta minuti. Così dalla mattina presto fino a sera. Argomento a parte sono i piccioni, che si alimentano in modo del tutto particolare: i piccoli infilano letteralmente la testa nel becco dei genitori e beccano il cibo da soli. Per noi sarebbe un problema riprodurre la stessa cosa, quindi apriamo il becco del pulcino e infiliamo piccoli semi e pastoncino in bocca. L'intervallo fra una somministrazione e l'altra è scandito dalle dimensioni del gozzo. In questa specie infatti, è presente un gozzo molto sviluppato, che in natura è sempre pieno da scoppiare. Noi dobbiamo fare lo stesso (senza esagerare), ogni qualvolta il gozzo si svuota va riempito. Di solito per i piccioni sono sufficienti due o tre pasti al giorno. E' ovvio che a loro sono necessarie ingenti quantità d'acqua da bere. Per gli uccellini più piccoli, passeriformi sia granivori che insettivori, si consulti la tabella 3.

ETA' PULLUS
FREQUENZA PASTI
1 - 4 giorni
Ogni 10 - 15 minuti
5 - 9 giorni
Ogni 15 - 20 minuti
10 - 14 giorni
Ogni 30 - 45 minuti
oltre 14 giorni
Ogni ora
Tabella 3. Tempi di somministrazione del cibo in piccoli uccelli inetti
E' importante ricordare che tutti gli uccelli di nido, per crescere bene, hanno bisogno di vitamine e calcio che non dobbiamo mai dimenticare di somministrare. I pasti devono cominciare la mattina alle sei e terminare la sera alle otto. Abbiamo detto l'intervallo di tempo fra una somministrazione e l'altra, ma non quanto devono mangiare ad ogni imbeccata. Ogni pasto non deve mai superare il 15% del peso del nidiaceo. Dato che molte specie si alimentano di insetti, in figura 5 è rappresentata una trappola per mosche che può risultare utile. E' comunque possibile allevare le mosche, basta comprare un po' di bachini da sego e farli trasformare in mosche. A parte il puzzo e lo spettacolo non entusiasmante, è un'ottima soluzione.
  1. Abbeverare forzatamente il paziente (eccezione fatta per soggetti in coma o con uno stato di vigilanza molto alterato) con acqua e vitamine (importante che la bevanda sia tiepida), facendogli cadere qualche goccia alla volta sul naso o per i più intraprendenti, socchiudendogli il becco e facendo entrare l'acqua dalla fessura formatasi. E' importante che la quantità di liquido introdotto sia bassissima per ogni dose, questo per evitare che possa provocare problemi respiratori.
  2. Considerare che un uccello sofferente andrà quasi sicuramente incontro ad ipotermia, ne consegue che andrà tenuto in un ambiente caldo ma non secco (evitare di riscaldare i pazienti con lampade, disidratano troppo. Eccezione fatta per le lampade ad infrarosso). Il miglior metodo per scaldare i bisognosi amici, è la vecchia borsa dell'acqua calda (o un tappetino termico, se disponibile). Basterà collocare l'uccello ferito in una scatola di cartone che verrà posta sulla borsa dell'acqua calda.
  3. Procedere ad un esame generale, per evidenziare atteggiamenti particolari e lo stato dei sensi. Questo ci consente di farci un'idea sullo stato generale di salute del paziente: un animale che non reagisce agli stimoli esterni è sicuramente sofferente, così come lo è uno che tiene la testa storta, uno che zoppica o uno che respira affannosamente col becco aperto.
  4. Se le condizioni non sono pessime mettere nella scatola un contenitore con acqua e vitamine ed un altro con del cibo. Se il soggetto non si nutre spontaneamente andrà alimentato forzatamente, ma questo solo qualche ora dopo il ricovero.
  5. Ricordarsi sempre di lavarsi le mani dopo aver maneggiato uccelli defedati, perchè potrebbero essere affetti da malattie trasmissibili all'uomo, come ad esempio la salmonellosi. Pulire e disinfettare tutto ciò che viene sporcato con le feci. Non tenere uccelli "trovati" insieme ad uccelli "di casa", ciò per evitare spiacevoli sorprese.
  6. Cercare di capire se il problema del trovatello è di origine traumatica o meno: ali rotte tenute "penzoloni", zampe mantenute in posizione non fisiologica, spiumamenti in varie parti del corpo ecc. Oppure abbattimento generale, occhio socchiuso, piumaggio arruffato senza la presenza di particolari lesioni evidenziabili. Altro dato importante da controllare è lo stato di nutrizione: palpando il petto dell'animale si può facilmente capire se è "grasso" o "magro"; sono altresì importanti le feci, o meglio, la loro consistenza; evidenziare eventuali problemi respiratori caratterizzati da sibili, rantoli, starnuti, colpi di tosse ecc. Tutti questi dati sarenno importantissimi per il veterinario che visiterà l'animaletto.
  7. Una volta accertate eventuali fratture è possibile e consigliabile bloccare l'arto interessato, in modo che la lesione non peggiori ulteriormente. In che modo? Se l'arto interessato è l'ala, come primo soccorso è sufficiente unire la parte terminale delle remiganti primarie di entrambe le ali con del nastro adesivo, in modo che l'ala sana "aiuti" l'ala infortunata, quindi bloccare l'ala al corpo come mostrato in figura 3. Se la frattura fosse anche esposta, cioè con fuoriuscita di porzione d'osso, il quadro si complica notevolmente. Si rende necessaria la disinfezione con acqua ossigenata e l'intervento di personale specializzato. Se la frattura interessa una zampa, nella maggior parte dei casi non si rende necessario nessun intervento particolare: tenere l'animale tranquillo in modo che non si agiti è la cura migliore, ovviamente se si presentasse esposizione sarebbe del tutto diverso. In ogni caso, si tratti di frattura di ali o zampe, in caso di esposizione si rende necessario l'intervento di un veterinario specializzato. Di fronte a ferite più o meno profonde bisogna disinfettare con acqua ossigenata, tagliare il piumaggio intorno alla ferita e far suturare se necessario.


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